La guida di Nicla

Nicla
La guida di Nicla

Offerta gastronomica

Il bar- pizzeria Sophia dista meno di un km dall'abitazione, propone un'ottima Pizza tradizionale napoletana e menu variabili ogni settimana - Facilità di parcheggio pubblico, aria condizionata, tavoli all’aperto, accesso animali domestici, pagamento carta credito e bancomat, wi-fi Il Bar è aperto dal martedì alla domanica, la pizzeria apre dal giovedì alla domenica a pranzo. Il VENERDì menù speciale. MEGLIO PRENOTARE Hanno anche servizio da asporto tel 055 8409123
Pizzeria Bar Sophia Borgo San Lorenzo
13 Via della Casuccia
Il bar- pizzeria Sophia dista meno di un km dall'abitazione, propone un'ottima Pizza tradizionale napoletana e menu variabili ogni settimana - Facilità di parcheggio pubblico, aria condizionata, tavoli all’aperto, accesso animali domestici, pagamento carta credito e bancomat, wi-fi Il Bar è aperto dal martedì alla domanica, la pizzeria apre dal giovedì alla domenica a pranzo. Il VENERDì menù speciale. MEGLIO PRENOTARE Hanno anche servizio da asporto tel 055 8409123
Pizzeria Le 4 Strade 4 km dalla nostra struttura €€ Pizzeria e ristorante, Non effettua consegne a domicilio · Da asporto Indirizzo: Via Faentina, 335, 50014 Fiesole FI Telefono: 055 504 0350 Orari: dal martedì alla domenica 12.00 – 14,00 per l'orario serale chiedere info lunedì chiuso
Pizzeria Le 4 Strade
335 Via Faentina
Pizzeria Le 4 Strade 4 km dalla nostra struttura €€ Pizzeria e ristorante, Non effettua consegne a domicilio · Da asporto Indirizzo: Via Faentina, 335, 50014 Fiesole FI Telefono: 055 504 0350 Orari: dal martedì alla domenica 12.00 – 14,00 per l'orario serale chiedere info lunedì chiuso
Trattoria La Casa del Prosciutto 6km dalla nostra struttura €€ · Cucina toscana Indirizzo: Via dei Bosconi, 58, 50014 Fiesole FI - tel. 055 548830 TELEFONARE PER I NUOVI ORARI Pappardelle e fiorentina in locale familiare dagli arredi di legno, con lampadari rétro e soffitto di mattoni.
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Trattoria La Casa del Prosciutto
58 Via dei Bosconi
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Trattoria La Casa del Prosciutto 6km dalla nostra struttura €€ · Cucina toscana Indirizzo: Via dei Bosconi, 58, 50014 Fiesole FI - tel. 055 548830 TELEFONARE PER I NUOVI ORARI Pappardelle e fiorentina in locale familiare dagli arredi di legno, con lampadari rétro e soffitto di mattoni.
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Zocchi
428 Via Fiorentina
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La Casa del Prosciutto
1 Via Ponte a Vicchio
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Le Guide ai Quartieri

Polcanto il paesello a pochi metri dall'nostra abitazione è una frazione del comune italiano di Borgo San Lorenzo, nella città metropolitana di Firenze, in Toscana. Il centro abitato si trova lungo la SR 302 Brisighellese-Ravennate, attorno al km 19, tra il passo della Vetta le Croci (518 m s.l.m.) e il capoluogo comunale. Alla base dell'abitato scorre il torrente Faltona, affluente destro del fiume Sieve. Gravita su Polcanto la porzione di territorio posta alle pendici nord-orientali del Monte Senario. Il paese è costituito da due nuclei, i cui confini non sono esattamente definibili e la cui distinzione si è progressivamente attenuata negli anni. Il primo, detto "Polcanto alto", si trova in posizione più elevata, lungo la strada che, distaccandosi dalla via Faentina (denominazione locale della ex-strada statale 302), sale lungo le pendici del Monte Senario. Il secondo nucleo, chiamato "la Piazza", si raccoglie attorno alla villa dello Scalandrone, situata nella parte bassa del paese. Fa da cerniera tra i due nuclei principali, lungo la salita che li collega, un gruppo di case chiamato "la Casuccia", mentre alcune costruzioni realizzate negli anni ottanta e novanta hanno ulteriormente riempito gli spazi tra le porzioni storiche del paese. Nella parte alta del paese si trova la chiesa di San Donato a Polcanto, dedicata al santo vescovo di Arezzo. L'attuale costruzione risale ai primi decenni del XX secolo. La precedente chiesa, che si trovava più a monte e separata dal paese, fu infatti abbandonata in seguito al disastroso terremoto che colpì il Mugello nel 1919. La chiesa riportò gravi danni e attualmente rimangono alcune rovine visibili lungo un sentiero alle spalle del cimitero del paese. Nella parte bassa del paese si trova, come detto, la villa dello Scalandrone. Il nome deriva probabilmente da quello della famiglia degli Scalandroni (un tempo proprietari della villa) oppure dallo stemma, oggi quasi completamente illeggibile, che raffigurava appunto uno scalandrone, cioè una sorta di doppio rastrello che somiglia ad una scala. La villa fu costruita nella seconda metà del Cinquecento e poi ampiamente rimaneggiata. Caratterizzata da una struttura cubica, ha un ingresso monumentale: un bel portale ad arco di bugne in pietra, preceduto da una scalinata e sormontato da uno stemma incorniciato da una figura mostruosa di gusto manierista. Al di sopra è una loggia su piccoli pilastri; sui lati si aprono eleganti finestre a mensola.
Polcanto
Polcanto il paesello a pochi metri dall'nostra abitazione è una frazione del comune italiano di Borgo San Lorenzo, nella città metropolitana di Firenze, in Toscana. Il centro abitato si trova lungo la SR 302 Brisighellese-Ravennate, attorno al km 19, tra il passo della Vetta le Croci (518 m s.l.m.) e il capoluogo comunale. Alla base dell'abitato scorre il torrente Faltona, affluente destro del fiume Sieve. Gravita su Polcanto la porzione di territorio posta alle pendici nord-orientali del Monte Senario. Il paese è costituito da due nuclei, i cui confini non sono esattamente definibili e la cui distinzione si è progressivamente attenuata negli anni. Il primo, detto "Polcanto alto", si trova in posizione più elevata, lungo la strada che, distaccandosi dalla via Faentina (denominazione locale della ex-strada statale 302), sale lungo le pendici del Monte Senario. Il secondo nucleo, chiamato "la Piazza", si raccoglie attorno alla villa dello Scalandrone, situata nella parte bassa del paese. Fa da cerniera tra i due nuclei principali, lungo la salita che li collega, un gruppo di case chiamato "la Casuccia", mentre alcune costruzioni realizzate negli anni ottanta e novanta hanno ulteriormente riempito gli spazi tra le porzioni storiche del paese. Nella parte alta del paese si trova la chiesa di San Donato a Polcanto, dedicata al santo vescovo di Arezzo. L'attuale costruzione risale ai primi decenni del XX secolo. La precedente chiesa, che si trovava più a monte e separata dal paese, fu infatti abbandonata in seguito al disastroso terremoto che colpì il Mugello nel 1919. La chiesa riportò gravi danni e attualmente rimangono alcune rovine visibili lungo un sentiero alle spalle del cimitero del paese. Nella parte bassa del paese si trova, come detto, la villa dello Scalandrone. Il nome deriva probabilmente da quello della famiglia degli Scalandroni (un tempo proprietari della villa) oppure dallo stemma, oggi quasi completamente illeggibile, che raffigurava appunto uno scalandrone, cioè una sorta di doppio rastrello che somiglia ad una scala. La villa fu costruita nella seconda metà del Cinquecento e poi ampiamente rimaneggiata. Caratterizzata da una struttura cubica, ha un ingresso monumentale: un bel portale ad arco di bugne in pietra, preceduto da una scalinata e sormontato da uno stemma incorniciato da una figura mostruosa di gusto manierista. Al di sopra è una loggia su piccoli pilastri; sui lati si aprono eleganti finestre a mensola.
A circa 10 Km dalla nostra abitazione si trova il comune di Borgo San Lorenzo Oltre ad immergersi nel verde di una natura ancora intatta il turista trova un panorama architettonico e artistico di qualità, a cominciare dalle ville e dai palazzi signorili, fino alle chiese che sbocciano d'incanto nella campagna. In questi edifici si conservano ancora pregevoli opere d'arte e manufatti di grande valore storico. La storia Il paese, che è il centro più importante del Mugello, sorge dove la valle della Sieve è più larga. Il nucleo primitivo si formò intorno a una corte degli Ubaldini, dove sorgeva anticamente la borgata romana di Annejanum. Verso la metà del X secolo passò in parte sotto il dominio dei Vescovi fiorentini, a cui si ribellò nel 1273; poi fu proclamato il comune. Fu teatro di lotte tra Guelfi e Ghibellini, seguendo fedelmente le sorti alterne di Firenze. Nel 1351 furono costruite le mura, di cui rimangono pochi resti, e due porte: la Porta Fiorentina e la Porta dell’orologio. Nel 1527 fu roccaforte contro i Francesi. Nel periodo del Granducato, alla cui amministrazione il paese si uniformò, fu rimodernato e migliorato. Nel 1906 Galileo e Chino Chini fondarono la manifattura Fornaci S. Lorenzo, famosa per la produzione di vasi, cache-pot, brocche, in ceramica e gres, rivestimenti edilizi e piastrelle in maiolica di gusto "Liberty". Nel 1913 fu sede della prima Esposizione Agricola Industriale Mugellana e della Val di Sieve; fu semidistrutto dal terremoto del 1919. Nel 1943 subì il bombardamento da parte di aerei inglesi; nel 1944 si ripeterono attacchi ai ponti della ferrovia. Oggi il centro storico di Borgo, completamente restaurato, merita una visita sia per le numerose testimonianze storiche (dal Palazzo del Podestà, alla Torre dell’orologio all’antica Via Mazzini), sia per il vivace centro commerciale, ricco di negozi di qualità. Info Point Turistico Villa Pecori Giraldi – Piazzale Lavacchini 1 – Borgo S. Lorenzo Tel. +39 055 8456230 / +39 055 84527185 Fax +39 055 8456288 email: villapecorigiraldi@gmail.com sito internet: www.mugellotoscana.it Orario di apertura : ORARIO ESTIVO (da aprile a ottobre) : Sabato e domenica ore 9-13 e 15-19 - ORARIO INVERNALE (da novembre a marzo): sabato e domenica ore 10-13 e 15-19 Tratto dal sito ufficiale del Comune di Borgo San Lorenzo
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Borgo San Lorenzo
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A circa 10 Km dalla nostra abitazione si trova il comune di Borgo San Lorenzo Oltre ad immergersi nel verde di una natura ancora intatta il turista trova un panorama architettonico e artistico di qualità, a cominciare dalle ville e dai palazzi signorili, fino alle chiese che sbocciano d'incanto nella campagna. In questi edifici si conservano ancora pregevoli opere d'arte e manufatti di grande valore storico. La storia Il paese, che è il centro più importante del Mugello, sorge dove la valle della Sieve è più larga. Il nucleo primitivo si formò intorno a una corte degli Ubaldini, dove sorgeva anticamente la borgata romana di Annejanum. Verso la metà del X secolo passò in parte sotto il dominio dei Vescovi fiorentini, a cui si ribellò nel 1273; poi fu proclamato il comune. Fu teatro di lotte tra Guelfi e Ghibellini, seguendo fedelmente le sorti alterne di Firenze. Nel 1351 furono costruite le mura, di cui rimangono pochi resti, e due porte: la Porta Fiorentina e la Porta dell’orologio. Nel 1527 fu roccaforte contro i Francesi. Nel periodo del Granducato, alla cui amministrazione il paese si uniformò, fu rimodernato e migliorato. Nel 1906 Galileo e Chino Chini fondarono la manifattura Fornaci S. Lorenzo, famosa per la produzione di vasi, cache-pot, brocche, in ceramica e gres, rivestimenti edilizi e piastrelle in maiolica di gusto "Liberty". Nel 1913 fu sede della prima Esposizione Agricola Industriale Mugellana e della Val di Sieve; fu semidistrutto dal terremoto del 1919. Nel 1943 subì il bombardamento da parte di aerei inglesi; nel 1944 si ripeterono attacchi ai ponti della ferrovia. Oggi il centro storico di Borgo, completamente restaurato, merita una visita sia per le numerose testimonianze storiche (dal Palazzo del Podestà, alla Torre dell’orologio all’antica Via Mazzini), sia per il vivace centro commerciale, ricco di negozi di qualità. Info Point Turistico Villa Pecori Giraldi – Piazzale Lavacchini 1 – Borgo S. Lorenzo Tel. +39 055 8456230 / +39 055 84527185 Fax +39 055 8456288 email: villapecorigiraldi@gmail.com sito internet: www.mugellotoscana.it Orario di apertura : ORARIO ESTIVO (da aprile a ottobre) : Sabato e domenica ore 9-13 e 15-19 - ORARIO INVERNALE (da novembre a marzo): sabato e domenica ore 10-13 e 15-19 Tratto dal sito ufficiale del Comune di Borgo San Lorenzo
A pochi km dalla nostra abitazione si innalza il Santuario di Monte Senario E' uno dei più importanti Santuari della Toscana e si trova sulla collina omonima a nord della città di Firenze, nel comune di Vaglia. Nel dicembre 1917 papa Benedetto XV lo elevò al rango di basilica minore. Il convento fu eretto nel 1234 da sette nobili fiorentini, fondatori dell'ordine dei Servi di Maria, e perciò detti i Sette santi fondatori; fu ampliato nel XV secolo, e di nuovo nel 1594 dal granduca Ferdinando I, per essere poi in parte modificato nel XVIII e nel XIX secolo. Vi si giunge da un viale fittamente alberato, al termine del quale sono poste le due statue di San Bonfiglio Monaldi e di San Filippo Benizi, di Pompilio Ticciati (1754), che introducono al piazzale antistante al complesso: a sinistra, il grande Ospizio (1603), a fianco del quale una scalinata sale in una piazzetta. Alla destra della chiesa è l'ingresso al Convento, fino all'Ottocento aperto a pianterreno da un porticato di cui rimangono visibili le colonne e gli archi, inglobati nel muro di facciata, la torretta-orologio è del 1834. Dopo un primo ambiente (sulla porta a destra, lunetta con i Pellegrini di Emmaus di Giovanni da San Giovanni, si passa in un atrio ornato da medaglioni affrescati in parte da Antonio Pillori (1750 circa). A lui e a Stefano Fabbrini si devono anche le lunette del chiostrino quattrocentesco (tamponato) adiacente alla chiesa, parte del nucleo più antico del convento. Nel refettorio, Cenacolo di Matteo Rosselli (1634) e due tele di Francesco Curradi con Cristo in preghiera e Annunciazione. Intorno al convento corre una terrazza panoramica; il pavimento, a lastroni di pietra, copre una grandiosa cisterna per l'acqua piovana voluta dai Medici (1697-1722). A sinistra si affaccia la chiesa dell'Addolorata, dedicata anche a San Filippo Benizi, edificata nel 1412 dai della Stufa sul preesistente oratorio; completamente ristrutturata nel 1717, probabilmente sotto la direzione di Giovan Battista Foggini, con aggiunte e modificazioni successive; preceduta da un portico, è fiancheggiata dal campanile eretto nel 1648 e rinnovato alla fine del secolo XVIII. L'interno, a una navata con cappelle laterali, presenta una ricca decorazione barocca in stucco dovuta a Giovan Martino Portogalli (1717), realizzata sulla volta a botte a incorniciare un affresco di Antonio Domenico Gabbiani con la Vergine che porge l'abito dei Servi ai sette Fondatori. A destra della porta di ingresso, monumento sepolcrale di Sigismondo della Stufa, dell'inizio del XVI secolo; nell'abside, Crocifisso ligneo del XVIII secolo, circondato da un gruppo di figure in stucco del Portogalli; ai lati, due tele di Tommaso Redi con Storie di Filippo Benizi. Nel coro retrostante, Maria assunta in cielo di Giuseppe Bezzuoli (1849 circa), e sulla parte destra, affresco di Pietro Annigoni con i Sette Fondatori che salgono il Monte Senario. Alla destra del coro si apre la porta d'ingresso alla cappella dell'Apparizione, la parte più antica del convento, dove nel 1240 la Vergine sarebbe apparsa ai fondatori dei Serviti e dove San Filippo Benizi celebrò la sua prima messa; completamente restaurata nel 1983, se ne è cancellata la decorazione settecentesca, presente soltanto nella tipologia dell'altare (1723), sopra il quale è ospitata una Pietà in terracotta di Giovannangelo Lottini, sacerdote servita (inizi del secolo XVII). Sulla sinistra del coro, la cappella del Santissimo Sacramento, edificata nel 1726 per legato di Domenico dell'Antella su disegno di Giovan Battista Foggini, decorata da stucchi del Portogalli e da tele dedicate a Storie della vita del beato Manetto, eseguite da artisti fiorentini del primo Settecento. Ancora a sinistra si passa nella Sagrestia, decorata e arredata nel secolo XVIII, con notevoli dipinti alle pareti; inserito nel coronamento di un armadio, il Salvatore di Matteo Rosselli, una testa di San Pietro Crisologo di Pietro Benvenuti, San Giovanni Battista decollato di Cesare Mussini (1851), due tele a monocromo attribuite a Matteo Rosselli, due grandi paesaggi di Antonio Morghen (1846). Si esce dalla sagrestia dalla porta a sinistra (sopra la quale, tavola del Maestro di San Jacopo a Mucciana con la Madonna, il Bambino e quattro santi)e si passa nella cappella dei Santi Fondatori, costruzione moderna (1933) in stile neogotico, decorata da Giuseppe Cassioli. Rientrando in chiesa, a destra Cristo con i simboli della Passione di artista fiorentino della metà del XVII secolo, e a sinistra la Madonna con i sette santi di Antonio Pillori. Usciti dalla chiesa, dopo aver percorso circa trecento metri, si giunge alla Croce di ferro che fu illuminata "per radio comando" da Pio XI il 1º aprile 1933, all'inizio del Giubileo straordinario, concesso nel diciannovesimo centenario della Redenzione. La croce originale fu costruita dai fratelli Pieri Artigiani Fiorentini. Degli stessi Artigiani Due cancellate in ferro battuto all'interno della Chiesa. Le grotte di Montesenario sono tre: 1. la grotta (e fonte) di san Filippo Benizi, con un tempietto che ricopre la fonte, costruito nel 1629, recante nel cornicione la significativa ed elegante scritta: "SITI NE PEREANT FRATRES / B. PHIL. FONTEM APERIT MCCLIV / SITU NE PEREAT FONS / F. HENR. ANT. G. OP.IT MDCXXIX" ("Affinché i frati non morissero di sete, il beato Filippo scoprì la fonte nel 1254; affinché la fonte non si perdesse per l'incuria, il generale fra Enrico Antonio la coprì nel 1629"); 2. la grotta di sant'Alessio Falconieri, dove su una piccola lapide è scritto "Il Beato Alessio crocifisso al mondo e contento delle gioie celesti qui a lungo si nascose"; fuori della grotta c'è un romitorio, costruito nel 1601 3. la grotta di san Manetto, dove sono scolpite queste parole sotto l'effigie del santo: "Pio pellegrino, bacia questo squallido antro un tempo risonante di lunghi gemiti fragrante di virtù". Nei pressi delle grotte si trova anche un altro Romitorio, edificato nel 1606 a spese di Filippo Salviati e dedicato a san Filippo. Nell'orto di questo romitorio c'è ancora la propaggine di una vite ritenuta miracolosa, che produsse tralci nel cuore dell'inverno. I frati Servi di Maria di Monte Senario producono alcuni liquori nella distilleria del convento, erede dell'antica farmacia attiva per secoli a beneficio della popolazione locale e dei pellegrini. In particolare dal 1865 producono un liquore con estratti di Abete bianco (Abies alba), chiamato "Gemma d'Abeto" e ideato da fra Agostino Martini da Sant'Agata di Mugello, speziale del convento. Altri liquori prodotti nella distilleria sono: l'Amaro Borghini, ideato dallo speziale fra Stanislao Borghini nel 1870, l'Elisir di China e l'Alchermes, ideati dallo speziale fra Pietro Berni nel 1889. tratto da Wikipedia.org
Via di Montesenario
Via di Montesenario
A pochi km dalla nostra abitazione si innalza il Santuario di Monte Senario E' uno dei più importanti Santuari della Toscana e si trova sulla collina omonima a nord della città di Firenze, nel comune di Vaglia. Nel dicembre 1917 papa Benedetto XV lo elevò al rango di basilica minore. Il convento fu eretto nel 1234 da sette nobili fiorentini, fondatori dell'ordine dei Servi di Maria, e perciò detti i Sette santi fondatori; fu ampliato nel XV secolo, e di nuovo nel 1594 dal granduca Ferdinando I, per essere poi in parte modificato nel XVIII e nel XIX secolo. Vi si giunge da un viale fittamente alberato, al termine del quale sono poste le due statue di San Bonfiglio Monaldi e di San Filippo Benizi, di Pompilio Ticciati (1754), che introducono al piazzale antistante al complesso: a sinistra, il grande Ospizio (1603), a fianco del quale una scalinata sale in una piazzetta. Alla destra della chiesa è l'ingresso al Convento, fino all'Ottocento aperto a pianterreno da un porticato di cui rimangono visibili le colonne e gli archi, inglobati nel muro di facciata, la torretta-orologio è del 1834. Dopo un primo ambiente (sulla porta a destra, lunetta con i Pellegrini di Emmaus di Giovanni da San Giovanni, si passa in un atrio ornato da medaglioni affrescati in parte da Antonio Pillori (1750 circa). A lui e a Stefano Fabbrini si devono anche le lunette del chiostrino quattrocentesco (tamponato) adiacente alla chiesa, parte del nucleo più antico del convento. Nel refettorio, Cenacolo di Matteo Rosselli (1634) e due tele di Francesco Curradi con Cristo in preghiera e Annunciazione. Intorno al convento corre una terrazza panoramica; il pavimento, a lastroni di pietra, copre una grandiosa cisterna per l'acqua piovana voluta dai Medici (1697-1722). A sinistra si affaccia la chiesa dell'Addolorata, dedicata anche a San Filippo Benizi, edificata nel 1412 dai della Stufa sul preesistente oratorio; completamente ristrutturata nel 1717, probabilmente sotto la direzione di Giovan Battista Foggini, con aggiunte e modificazioni successive; preceduta da un portico, è fiancheggiata dal campanile eretto nel 1648 e rinnovato alla fine del secolo XVIII. L'interno, a una navata con cappelle laterali, presenta una ricca decorazione barocca in stucco dovuta a Giovan Martino Portogalli (1717), realizzata sulla volta a botte a incorniciare un affresco di Antonio Domenico Gabbiani con la Vergine che porge l'abito dei Servi ai sette Fondatori. A destra della porta di ingresso, monumento sepolcrale di Sigismondo della Stufa, dell'inizio del XVI secolo; nell'abside, Crocifisso ligneo del XVIII secolo, circondato da un gruppo di figure in stucco del Portogalli; ai lati, due tele di Tommaso Redi con Storie di Filippo Benizi. Nel coro retrostante, Maria assunta in cielo di Giuseppe Bezzuoli (1849 circa), e sulla parte destra, affresco di Pietro Annigoni con i Sette Fondatori che salgono il Monte Senario. Alla destra del coro si apre la porta d'ingresso alla cappella dell'Apparizione, la parte più antica del convento, dove nel 1240 la Vergine sarebbe apparsa ai fondatori dei Serviti e dove San Filippo Benizi celebrò la sua prima messa; completamente restaurata nel 1983, se ne è cancellata la decorazione settecentesca, presente soltanto nella tipologia dell'altare (1723), sopra il quale è ospitata una Pietà in terracotta di Giovannangelo Lottini, sacerdote servita (inizi del secolo XVII). Sulla sinistra del coro, la cappella del Santissimo Sacramento, edificata nel 1726 per legato di Domenico dell'Antella su disegno di Giovan Battista Foggini, decorata da stucchi del Portogalli e da tele dedicate a Storie della vita del beato Manetto, eseguite da artisti fiorentini del primo Settecento. Ancora a sinistra si passa nella Sagrestia, decorata e arredata nel secolo XVIII, con notevoli dipinti alle pareti; inserito nel coronamento di un armadio, il Salvatore di Matteo Rosselli, una testa di San Pietro Crisologo di Pietro Benvenuti, San Giovanni Battista decollato di Cesare Mussini (1851), due tele a monocromo attribuite a Matteo Rosselli, due grandi paesaggi di Antonio Morghen (1846). Si esce dalla sagrestia dalla porta a sinistra (sopra la quale, tavola del Maestro di San Jacopo a Mucciana con la Madonna, il Bambino e quattro santi)e si passa nella cappella dei Santi Fondatori, costruzione moderna (1933) in stile neogotico, decorata da Giuseppe Cassioli. Rientrando in chiesa, a destra Cristo con i simboli della Passione di artista fiorentino della metà del XVII secolo, e a sinistra la Madonna con i sette santi di Antonio Pillori. Usciti dalla chiesa, dopo aver percorso circa trecento metri, si giunge alla Croce di ferro che fu illuminata "per radio comando" da Pio XI il 1º aprile 1933, all'inizio del Giubileo straordinario, concesso nel diciannovesimo centenario della Redenzione. La croce originale fu costruita dai fratelli Pieri Artigiani Fiorentini. Degli stessi Artigiani Due cancellate in ferro battuto all'interno della Chiesa. Le grotte di Montesenario sono tre: 1. la grotta (e fonte) di san Filippo Benizi, con un tempietto che ricopre la fonte, costruito nel 1629, recante nel cornicione la significativa ed elegante scritta: "SITI NE PEREANT FRATRES / B. PHIL. FONTEM APERIT MCCLIV / SITU NE PEREAT FONS / F. HENR. ANT. G. OP.IT MDCXXIX" ("Affinché i frati non morissero di sete, il beato Filippo scoprì la fonte nel 1254; affinché la fonte non si perdesse per l'incuria, il generale fra Enrico Antonio la coprì nel 1629"); 2. la grotta di sant'Alessio Falconieri, dove su una piccola lapide è scritto "Il Beato Alessio crocifisso al mondo e contento delle gioie celesti qui a lungo si nascose"; fuori della grotta c'è un romitorio, costruito nel 1601 3. la grotta di san Manetto, dove sono scolpite queste parole sotto l'effigie del santo: "Pio pellegrino, bacia questo squallido antro un tempo risonante di lunghi gemiti fragrante di virtù". Nei pressi delle grotte si trova anche un altro Romitorio, edificato nel 1606 a spese di Filippo Salviati e dedicato a san Filippo. Nell'orto di questo romitorio c'è ancora la propaggine di una vite ritenuta miracolosa, che produsse tralci nel cuore dell'inverno. I frati Servi di Maria di Monte Senario producono alcuni liquori nella distilleria del convento, erede dell'antica farmacia attiva per secoli a beneficio della popolazione locale e dei pellegrini. In particolare dal 1865 producono un liquore con estratti di Abete bianco (Abies alba), chiamato "Gemma d'Abeto" e ideato da fra Agostino Martini da Sant'Agata di Mugello, speziale del convento. Altri liquori prodotti nella distilleria sono: l'Amaro Borghini, ideato dallo speziale fra Stanislao Borghini nel 1870, l'Elisir di China e l'Alchermes, ideati dallo speziale fra Pietro Berni nel 1889. tratto da Wikipedia.org

Visite turistiche

Poco più di 10 milioni di anni fa spinte compressive formarono una grande conca che ben presto i corsi d’acqua, senza più sfogo, trasformarono in un lago. Il bacino si estendeva per circa 300 kmq dai Monti della Calvana alle Balze di Vicchio. Non è difficile immaginare qual era allora il paesaggio del Mugello: talvolta la coltre di nebbia che ristagna nel fondo della conca assomiglia in modo impressionante a quella liquida superficie. I sedimenti portati successivamente dai torrenti decretarono la fine del lago lasciando un piatto e fertile fondovalle. Oggi la vallata ospita una nuova grande distesa d’acqua: l’invaso artificiale di Bilancino, che occupa proprio uno dei settori in cui era diviso l’antico bacino. Il lago di Bilancino, contenente 69 milioni di metri cubi d’acqua con una profondità massima di 31 metri ed una superficie complessiva dello specchio d’acqua pari a 5 kmq, è a pochi minuti dal casello autostradale di Barberino di Mugello. Realizzato per risolvere i problemi di approvvigionamento idrico dell’area fiorentina, il lago si presenta oggi come risorsa turistica offrendo molteplici attività all’aria aperta. Oltre alla pesca sportiva, infatti, il lago permette di praticare sport nuovi, non solo per il territorio del Mugello ma per tutta la regione Toscana, come la canoa, la vela e il windsurf. Intorno alle rive del lago vi sono percorsi pedonali e cicloturistici, oltre a una spiaggia attrezzata che offre ombrelloni, sdraio, lettini e servizio di ristoro. Tratto dal sito ufficiale mugellotoscana.it
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Lago di Bilancino
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Poco più di 10 milioni di anni fa spinte compressive formarono una grande conca che ben presto i corsi d’acqua, senza più sfogo, trasformarono in un lago. Il bacino si estendeva per circa 300 kmq dai Monti della Calvana alle Balze di Vicchio. Non è difficile immaginare qual era allora il paesaggio del Mugello: talvolta la coltre di nebbia che ristagna nel fondo della conca assomiglia in modo impressionante a quella liquida superficie. I sedimenti portati successivamente dai torrenti decretarono la fine del lago lasciando un piatto e fertile fondovalle. Oggi la vallata ospita una nuova grande distesa d’acqua: l’invaso artificiale di Bilancino, che occupa proprio uno dei settori in cui era diviso l’antico bacino. Il lago di Bilancino, contenente 69 milioni di metri cubi d’acqua con una profondità massima di 31 metri ed una superficie complessiva dello specchio d’acqua pari a 5 kmq, è a pochi minuti dal casello autostradale di Barberino di Mugello. Realizzato per risolvere i problemi di approvvigionamento idrico dell’area fiorentina, il lago si presenta oggi come risorsa turistica offrendo molteplici attività all’aria aperta. Oltre alla pesca sportiva, infatti, il lago permette di praticare sport nuovi, non solo per il territorio del Mugello ma per tutta la regione Toscana, come la canoa, la vela e il windsurf. Intorno alle rive del lago vi sono percorsi pedonali e cicloturistici, oltre a una spiaggia attrezzata che offre ombrelloni, sdraio, lettini e servizio di ristoro. Tratto dal sito ufficiale mugellotoscana.it
Secondo la maggioranza degli esperti, Giotto nacque nel 1267, a Vicchio. Tale ricostruzione si basa sulla verseggiatura che Pucci fece della Cronica di Giovanni Villani ed è piuttosto attendibile, salvo spostare la data di uno o due anni. Una minoranza della critica tende a porre la sua data di nascita nel 1276, secondo la cronologia che nella seconda metà del XVI secolo offrì Vasari nella biografia dedicata all'artista. La data fornita da Vasari sarebbe inattendibile qualora si tenga per assodato che Giotto doveva essere almeno ventenne attorno al 1290, quando dipinse le sue prime opere. Nacque a Colle di Vespignano, in quello che attualmente è il comune di Vicchio nel Mugello da una famiglia di piccoli possidenti terrieri (Bondone era appunto il padre), famiglia che, come molte altre, si trasferì solo in seguito a Firenze. Secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, la famiglia aveva affidato il figlio alla bottega di Cimabue. I primi anni del pittore sono stati oggetto di credenze quasi leggendarie fin da quando egli era in vita. Giorgio Vasari racconta come Giotto fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso, la famosa "O" di Giotto. Si narra inoltre che Cimabue avesse scoperto la bravura di Giotto mentre disegnava delle pecore con del carbone su un sasso, aneddoto riportato da Lorenzo Ghiberti e da Giorgio Vasari. Altrettanto leggendario è l'episodio di uno scherzo fatto da Giotto a Cimabue dipingendo su una tavola una mosca: essa sarebbe stata così realistica che Cimabue tornando a lavorare sulla tavola avrebbe cercato di scacciarla. Le novelle raccontano verosimilmente soprattutto la grande capacità tecnica e la naturalezza dell'arte di Giotto. Giotto si sposò verso il 1287 con Ciuta (Ricevuta) di Lapo del Pela. La coppia ebbe quattro figlie e quattro figli, dei quali uno, Francesco, divenne a sua volta pittore. Giotto s'adoperò perché un altro dei suoi figli, di nome anch'egli Francesco, divenisse priore della chiesa di San Martino a Vespignano, oltre che suo procuratore in Mugello, dove allargò le proprietà terriere della famiglia. Dette poi in sposa ben tre delle sue figlie con uomini nei dintorni del colle mugellano, segno inequivocabile di una sua fortissima "mugellanità" e dei profondi legami mantenuti dal pittore per tutta la vita col suo territorio d'origine. Recenti studi indicano come una dalle sue prime opere il frammento della Madonna conservato proprio in Mugello nella Pieve di Borgo San Lorenzo, databile intorno al 1290. La prima volta che Giotto venne ufficialmente nominato è in un documento recante la data 1309, nel quale si registra che Palmerino di Guido restituisce in Assisi un prestito a nome suo e del pittore. Giotto aveva aperto una bottega dove era circondato da alunni; si occupava soprattutto di progettare le opere e di impostare le composizioni più importanti mentre agli alunni lasciava quelle secondarie. Giotto superò la smaterializzazione dell'immagine, l'astrattismo propri dell'arte bizantina, si riappropriò magistralmente della realtà naturale di cui fu grande narratore, abile nell'organizzare le scene con realismo e nel creare gruppi di figure che dialogano fra di loro, inserite in uno spazio di cui egli ebbe grande padronanza aprendosi alla terza dimensione, cioè la profondità. Il naturalismo giottesco fa sì che i personaggi sono sempre caratterizzati da notevole espressività di sentimenti e stati d'animo, in una rappresentazione della figura umana resa con plasticità, con solido accento scultoreo. Giotto compie una profonda indagine dell'emozione umana, resa sempre con vivace realismo. Tratto da Wikipedia.org
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Casa Di Giotto
164 Località Vespignano
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Secondo la maggioranza degli esperti, Giotto nacque nel 1267, a Vicchio. Tale ricostruzione si basa sulla verseggiatura che Pucci fece della Cronica di Giovanni Villani ed è piuttosto attendibile, salvo spostare la data di uno o due anni. Una minoranza della critica tende a porre la sua data di nascita nel 1276, secondo la cronologia che nella seconda metà del XVI secolo offrì Vasari nella biografia dedicata all'artista. La data fornita da Vasari sarebbe inattendibile qualora si tenga per assodato che Giotto doveva essere almeno ventenne attorno al 1290, quando dipinse le sue prime opere. Nacque a Colle di Vespignano, in quello che attualmente è il comune di Vicchio nel Mugello da una famiglia di piccoli possidenti terrieri (Bondone era appunto il padre), famiglia che, come molte altre, si trasferì solo in seguito a Firenze. Secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, la famiglia aveva affidato il figlio alla bottega di Cimabue. I primi anni del pittore sono stati oggetto di credenze quasi leggendarie fin da quando egli era in vita. Giorgio Vasari racconta come Giotto fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso, la famosa "O" di Giotto. Si narra inoltre che Cimabue avesse scoperto la bravura di Giotto mentre disegnava delle pecore con del carbone su un sasso, aneddoto riportato da Lorenzo Ghiberti e da Giorgio Vasari. Altrettanto leggendario è l'episodio di uno scherzo fatto da Giotto a Cimabue dipingendo su una tavola una mosca: essa sarebbe stata così realistica che Cimabue tornando a lavorare sulla tavola avrebbe cercato di scacciarla. Le novelle raccontano verosimilmente soprattutto la grande capacità tecnica e la naturalezza dell'arte di Giotto. Giotto si sposò verso il 1287 con Ciuta (Ricevuta) di Lapo del Pela. La coppia ebbe quattro figlie e quattro figli, dei quali uno, Francesco, divenne a sua volta pittore. Giotto s'adoperò perché un altro dei suoi figli, di nome anch'egli Francesco, divenisse priore della chiesa di San Martino a Vespignano, oltre che suo procuratore in Mugello, dove allargò le proprietà terriere della famiglia. Dette poi in sposa ben tre delle sue figlie con uomini nei dintorni del colle mugellano, segno inequivocabile di una sua fortissima "mugellanità" e dei profondi legami mantenuti dal pittore per tutta la vita col suo territorio d'origine. Recenti studi indicano come una dalle sue prime opere il frammento della Madonna conservato proprio in Mugello nella Pieve di Borgo San Lorenzo, databile intorno al 1290. La prima volta che Giotto venne ufficialmente nominato è in un documento recante la data 1309, nel quale si registra che Palmerino di Guido restituisce in Assisi un prestito a nome suo e del pittore. Giotto aveva aperto una bottega dove era circondato da alunni; si occupava soprattutto di progettare le opere e di impostare le composizioni più importanti mentre agli alunni lasciava quelle secondarie. Giotto superò la smaterializzazione dell'immagine, l'astrattismo propri dell'arte bizantina, si riappropriò magistralmente della realtà naturale di cui fu grande narratore, abile nell'organizzare le scene con realismo e nel creare gruppi di figure che dialogano fra di loro, inserite in uno spazio di cui egli ebbe grande padronanza aprendosi alla terza dimensione, cioè la profondità. Il naturalismo giottesco fa sì che i personaggi sono sempre caratterizzati da notevole espressività di sentimenti e stati d'animo, in una rappresentazione della figura umana resa con plasticità, con solido accento scultoreo. Giotto compie una profonda indagine dell'emozione umana, resa sempre con vivace realismo. Tratto da Wikipedia.org

Informazioni sulla città/località

Una città che ha mantenuto inalterato il proprio fascino e lo splendore del passato. Così si presenta Firenze, capoluogo della Toscana. Una città incantevole che non smette mai di sorprendere, con i suoi capolavori d’arte, i marmi colorati delle chiese e le architetture che ne rievocano il fasto e il ruolo svolto nello sviluppo della cultura e dell’arte rinascimentale. Cuore pulsante di Firenze è Piazza del Duomo, con il complesso monumentale della Basilica di Santa Maria del Fiore - sormontato dalla maestosa cupola del Brunelleschi -, il Battistero di San Giovanni - magnifico esempio di romanico fiorentino -, il Campanile di Giotto - un capolavoro di architettura gotica fiorentina. Alle spalle del Duomo sorge il Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, dove è possibile ammirare una preziosa raccolta di opere provenienti dalla Cattedrale, dal Battistero e dal Campanile. Piazza della Signoria rappresenta il polo storico della vita civile e ospita la trecentesca Loggia dei Lanzi, la Fontana di Nettuno e il Palazzo della Signoria o Palazzo Vecchio, uno dei monumenti-simbolo della città, davanti al quale sorgono alcune famose statue tra cui una copia del famoso David di Michelangelo. Accanto alla piazza vi è la maestosa Galleria degli Uffizi, sede di uno dei musei più importanti del mondo, che include opere di Botticelli, Michelangelo, Leonardo da Vinci e molti altri grandi artisti. Elemento architettonico di particolare rilievo della Galleria è il Corridoio Vasariano progettato dal Vasari alla metà del Cinquecento che collega la struttura con Palazzo Vecchio e con Palazzo Pitti. Tra Piazza del Duomo e Piazza della Signoria sorgono tesori architettonici come la Chiesa di Orsanmichele e il duecentesco Palazzo del Bargello, oggi Museo Nazionale, tra i più importanti al mondo per la scultura del XV-XVI secolo. Da non perdere la cinquecentesca Loggia del Mercato Nuovo, chiamata anche Loggia del Porcellino per la caratteristica statua in bronzo, in realtà raffigurante un cinghiale, considerata un portafortuna, e il grandioso Palazzo Strozzi, di fine Quattrocento-inizio Cinquecento, con un magnifico cortile interno. Di particolare suggestione è il quartiere medievale di Santa Croce, dominato dall’omonima Basilica, famosa per gli affreschi di Giotto e per custodire le tombe di molti illustri italiani, tra cui Michelangelo, Galileo e Machiavelli. Meritano una visita anche lo straordinario complesso monumentale di San Lorenzo e quello conventuale di Santa Maria Novella, con la chiesa che conserva celebri affreschi e preziose opere d’arte e il Museo, comprendente il famoso Chiostro Verde e il Cappellone degli Spagnoli. Attraverso l’antico e suggestivo Ponte Vecchio, disseminato di storiche botteghe orafe, si raggiunge il quartiere di Oltrarno, dove si incontra la scenografica piazza dominata da Palazzo Pitti, l’imponente e sfarzoso palazzo che fu residenza dei Medici e dei Lorena, con il meraviglioso parco, il Giardino di Boboli, splendido esempio di giardino all’italiana. Ancora nell’Oltrarno, da non tralasciare il panoramico Piazzale Michelangelo, meta prediletta dai turisti per la meravigliosa vista su Firenze e sulle colline circostanti, e la Chiesa di San Miniato al Monte, uno dei migliori esempi di romanico fiorentino. Tratto da Italia.it dedicato a Firenze
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Florence
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Una città che ha mantenuto inalterato il proprio fascino e lo splendore del passato. Così si presenta Firenze, capoluogo della Toscana. Una città incantevole che non smette mai di sorprendere, con i suoi capolavori d’arte, i marmi colorati delle chiese e le architetture che ne rievocano il fasto e il ruolo svolto nello sviluppo della cultura e dell’arte rinascimentale. Cuore pulsante di Firenze è Piazza del Duomo, con il complesso monumentale della Basilica di Santa Maria del Fiore - sormontato dalla maestosa cupola del Brunelleschi -, il Battistero di San Giovanni - magnifico esempio di romanico fiorentino -, il Campanile di Giotto - un capolavoro di architettura gotica fiorentina. Alle spalle del Duomo sorge il Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, dove è possibile ammirare una preziosa raccolta di opere provenienti dalla Cattedrale, dal Battistero e dal Campanile. Piazza della Signoria rappresenta il polo storico della vita civile e ospita la trecentesca Loggia dei Lanzi, la Fontana di Nettuno e il Palazzo della Signoria o Palazzo Vecchio, uno dei monumenti-simbolo della città, davanti al quale sorgono alcune famose statue tra cui una copia del famoso David di Michelangelo. Accanto alla piazza vi è la maestosa Galleria degli Uffizi, sede di uno dei musei più importanti del mondo, che include opere di Botticelli, Michelangelo, Leonardo da Vinci e molti altri grandi artisti. Elemento architettonico di particolare rilievo della Galleria è il Corridoio Vasariano progettato dal Vasari alla metà del Cinquecento che collega la struttura con Palazzo Vecchio e con Palazzo Pitti. Tra Piazza del Duomo e Piazza della Signoria sorgono tesori architettonici come la Chiesa di Orsanmichele e il duecentesco Palazzo del Bargello, oggi Museo Nazionale, tra i più importanti al mondo per la scultura del XV-XVI secolo. Da non perdere la cinquecentesca Loggia del Mercato Nuovo, chiamata anche Loggia del Porcellino per la caratteristica statua in bronzo, in realtà raffigurante un cinghiale, considerata un portafortuna, e il grandioso Palazzo Strozzi, di fine Quattrocento-inizio Cinquecento, con un magnifico cortile interno. Di particolare suggestione è il quartiere medievale di Santa Croce, dominato dall’omonima Basilica, famosa per gli affreschi di Giotto e per custodire le tombe di molti illustri italiani, tra cui Michelangelo, Galileo e Machiavelli. Meritano una visita anche lo straordinario complesso monumentale di San Lorenzo e quello conventuale di Santa Maria Novella, con la chiesa che conserva celebri affreschi e preziose opere d’arte e il Museo, comprendente il famoso Chiostro Verde e il Cappellone degli Spagnoli. Attraverso l’antico e suggestivo Ponte Vecchio, disseminato di storiche botteghe orafe, si raggiunge il quartiere di Oltrarno, dove si incontra la scenografica piazza dominata da Palazzo Pitti, l’imponente e sfarzoso palazzo che fu residenza dei Medici e dei Lorena, con il meraviglioso parco, il Giardino di Boboli, splendido esempio di giardino all’italiana. Ancora nell’Oltrarno, da non tralasciare il panoramico Piazzale Michelangelo, meta prediletta dai turisti per la meravigliosa vista su Firenze e sulle colline circostanti, e la Chiesa di San Miniato al Monte, uno dei migliori esempi di romanico fiorentino. Tratto da Italia.it dedicato a Firenze
La bella Città di Siena dista poco meno di 100 km dalla nostra abitazione. La via più breve è tramite autostrada altrimenti con un pò più di tempo a disposizione è senz'altro affascinante passare attraverso le colline, i borghi e le cittadine Toscane. Il paesaggio vi stupirà Siena città d’arte, città colta, città della buona tavola, città del Palio. Tanti sono i suoi volti, unica la città. Adagiata tra le colline toscane mantiene ancora inalterato il suo aspetto e il tempo a Siena pare essersi fermato al Duecento, quando la città cominciò ad arricchirsi di un patrimonio artistico e architettonico che ne ha consacrato per sempre la gloria. L'Unesco ha iscritto Siena nella world heritage list nel 1995, per aver sapientemente conservato importanti caratteristiche della sua struttura medievale, definendola “un capolavoro di dedizione e inventiva in cui gli edifici sono stati disegnati per essere adattati all'intero disegno della struttura urbana”. Saena Julia, è il nome che l'imperatore Augusto diede a Siena quando venne fondata come colonia romana, ma già prima dei romani la città era un insediamento etrusco. Fatto singolare la città visse il suo periodo migliore durante i turbolenti anni delle guerre con la vicina Firenze; fu in questo periodo infatti che molti grandi artisti ebbero l’occasione di esprimere la loro arte. Nomi come Duccio di Boninsegna, Simone Martini e i fratelli Lorenzetti, i grandi maestri della scuola senese per citarne alcuni. Sempre in questo periodo la città venne adornata da meravigliosi monumenti, come il Duomo, il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia. Dietro la realizzazione di molti di questi lavori, c'era il Governo dei Nove, una delle principali magistrature della Repubblica senese, particolarmente attiva e feconda verso la metà del tredicesimo secolo; il governo cadde dopo l’epidemia di peste che si abbatté sulla città nel 1348, uccidendo i tre quinti della popolazione. Per descrivere Siena è d’obbligo partire dalla sua piazza principale, Piazza del Campo, la stessa dove si svolge il Palio, la stessa ricca di ristoranti e bar, la stessa in cui i turisti e gli abitanti si soffermano estasiati a testa in su per ammirare i monumenti circostanti. Ha una caratteristica forma trapezoidale ed è leggermente in discesa verso il centro, dove si trova la fonte Gaia, copia dell’opera quattrocentesca di Jacopo della Quercia. Tutt’intorno la piazza, monumentali edifici come Palazzo Sansedoni ed il Palazzo Pubblico. A guardare la piazza dall’alto dei suoi 102 metri è la Torre del Mangia che risale agli anni Quaranta del XIV secolo; la sua altezza è pari a quella del campanile del Duomo a simboleggiare l'equilibrio raggiunto tra il potere divino e quello terreno. Ai piedi della torre sorge la Cappella di Piazza, un tabernacolo marmoreo con splendide sculture inserite nelle nicchie gotiche. Tutto nella stessa piazza. Ma Siena non è solo Piazza del Campo: tutt’attorno è un susseguirsi di Chiese, come le splendide San Domenico e Santa Maria dei Servi, di piccole stradine piene di negozi e botteghe in cui si possono comperare prodotti dell'artigianato locale o assaggiare i mitici cantucci accompagnati da un bicchiere di Vin Santo. Tra le strette vie e l’ampia Piazza del Campo si respira la vera atmosfera di Siena, una città giovane eppure antichissima, monumentale eppur vivace. Siena e il Palio La passione dei senesi per il Palio è qualcosa che trascende la semplice competizione sportiva; si tratta di un appuntamento così strettamente connaturato alla vita cittadina che resta difficile afferrarne l’importanza per chi non è nato nella cittadina toscana. Il territorio della Città è diviso in 17 contrade, di queste solo dieci partecipano alla corsa del Palio con un cavallo che viene loro assegnato per estrazione. Prima del palio si assiste ad un corteo (Passeggiata Storica) a cui partecipano oltre 600 figuranti in costume. Il Palio, che consiste nel percorrere per tre volte il giro della Piazza del Campo montando a pelo (senza sella) il cavallo, si svolge il 2 luglio ed il 16 agosto di ogni anno. Tratto da Italia.it dedicato a Siena
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Siena
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La bella Città di Siena dista poco meno di 100 km dalla nostra abitazione. La via più breve è tramite autostrada altrimenti con un pò più di tempo a disposizione è senz'altro affascinante passare attraverso le colline, i borghi e le cittadine Toscane. Il paesaggio vi stupirà Siena città d’arte, città colta, città della buona tavola, città del Palio. Tanti sono i suoi volti, unica la città. Adagiata tra le colline toscane mantiene ancora inalterato il suo aspetto e il tempo a Siena pare essersi fermato al Duecento, quando la città cominciò ad arricchirsi di un patrimonio artistico e architettonico che ne ha consacrato per sempre la gloria. L'Unesco ha iscritto Siena nella world heritage list nel 1995, per aver sapientemente conservato importanti caratteristiche della sua struttura medievale, definendola “un capolavoro di dedizione e inventiva in cui gli edifici sono stati disegnati per essere adattati all'intero disegno della struttura urbana”. Saena Julia, è il nome che l'imperatore Augusto diede a Siena quando venne fondata come colonia romana, ma già prima dei romani la città era un insediamento etrusco. Fatto singolare la città visse il suo periodo migliore durante i turbolenti anni delle guerre con la vicina Firenze; fu in questo periodo infatti che molti grandi artisti ebbero l’occasione di esprimere la loro arte. Nomi come Duccio di Boninsegna, Simone Martini e i fratelli Lorenzetti, i grandi maestri della scuola senese per citarne alcuni. Sempre in questo periodo la città venne adornata da meravigliosi monumenti, come il Duomo, il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia. Dietro la realizzazione di molti di questi lavori, c'era il Governo dei Nove, una delle principali magistrature della Repubblica senese, particolarmente attiva e feconda verso la metà del tredicesimo secolo; il governo cadde dopo l’epidemia di peste che si abbatté sulla città nel 1348, uccidendo i tre quinti della popolazione. Per descrivere Siena è d’obbligo partire dalla sua piazza principale, Piazza del Campo, la stessa dove si svolge il Palio, la stessa ricca di ristoranti e bar, la stessa in cui i turisti e gli abitanti si soffermano estasiati a testa in su per ammirare i monumenti circostanti. Ha una caratteristica forma trapezoidale ed è leggermente in discesa verso il centro, dove si trova la fonte Gaia, copia dell’opera quattrocentesca di Jacopo della Quercia. Tutt’intorno la piazza, monumentali edifici come Palazzo Sansedoni ed il Palazzo Pubblico. A guardare la piazza dall’alto dei suoi 102 metri è la Torre del Mangia che risale agli anni Quaranta del XIV secolo; la sua altezza è pari a quella del campanile del Duomo a simboleggiare l'equilibrio raggiunto tra il potere divino e quello terreno. Ai piedi della torre sorge la Cappella di Piazza, un tabernacolo marmoreo con splendide sculture inserite nelle nicchie gotiche. Tutto nella stessa piazza. Ma Siena non è solo Piazza del Campo: tutt’attorno è un susseguirsi di Chiese, come le splendide San Domenico e Santa Maria dei Servi, di piccole stradine piene di negozi e botteghe in cui si possono comperare prodotti dell'artigianato locale o assaggiare i mitici cantucci accompagnati da un bicchiere di Vin Santo. Tra le strette vie e l’ampia Piazza del Campo si respira la vera atmosfera di Siena, una città giovane eppure antichissima, monumentale eppur vivace. Siena e il Palio La passione dei senesi per il Palio è qualcosa che trascende la semplice competizione sportiva; si tratta di un appuntamento così strettamente connaturato alla vita cittadina che resta difficile afferrarne l’importanza per chi non è nato nella cittadina toscana. Il territorio della Città è diviso in 17 contrade, di queste solo dieci partecipano alla corsa del Palio con un cavallo che viene loro assegnato per estrazione. Prima del palio si assiste ad un corteo (Passeggiata Storica) a cui partecipano oltre 600 figuranti in costume. Il Palio, che consiste nel percorrere per tre volte il giro della Piazza del Campo montando a pelo (senza sella) il cavallo, si svolge il 2 luglio ed il 16 agosto di ogni anno. Tratto da Italia.it dedicato a Siena